Stemma

Descrizione dello stemma episcopale di S.E.R. Mons. Fabio Dal Cin Arcivescovo Prelato  di Loreto

Delegato Pontificio per il Santuario della Santa Casa di Loreto

Delegato Pontificio per la Basilica di Sant’Antonio in Padova 

Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Arcivescovo è tradizionalmente composto da:

  • uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altre particolarità;
  • una croce arcivescovile (detta anche “patriarcale”), con due bracci traversi all’asta, in oro,  posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
  • un cappello prelatizio (galero), con cordoni a venti fiocchi, pendenti, dieci per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3.4), il tutto di colore verde;
  • un cartiglio inferiore recante il motto, scritto abitualmente in nero.

Per questo stemma è stato adottato uno scudo di foggia gotica, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce  patriarcale è “lanceolata”, con cinque gemme rosse  a simboleggiare le cinque piaghe di Cristo.

Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo dell’Arcivescovo Dal Cin

“D’oro cappato d’azzurro, all’àncora a tre marre di nero, cordata di rosso, posta in banda; la cappa destra alla stella (7) d’argento; la cappa sinistra al giglio dello stesso”

Il motto:

IN TE DOMINE SPERAVI

(Sal 31,2)

Per il proprio motto episcopale l’Arcivescovo Dal Cin ha scelto queste parole tratte dal Salmo 31: In te Domine speravi, non confundar in aeternum, in iustitia tua libera me.”- “In te Signore mi sono rifugiato, mai sarò deluso; per la tua giustizia salvami”.

Interpretazione

L’ornamento esterno allo scudo, caratterizzante lo stemma di un Arcivescovo, oltre ai venti fiocchi verdi, è la croce astile arcivescovile.

Tale croce, detta anche “patriarcale”, a due bracci traversi, identifica appunto la dignità arcivescovile: infatti, nel XV secolo, essa fu adottata dai Patriarchi e, poco dopo, dagli Arcivescovi.

Alcuni studiosi ritengono che il primo braccio traverso, quello più corto, volesse richiamare il cartello con l’iscrizione “INRI”, posto sulla croce al momento della crocifissione di Gesù.

Nel lembo destro della cappa (va ricordato che “destra” e “sinistra” in araldica sono invertite rispetto a chi guarda in quanto tali posizioni sono riferite, per storica tradizione, alla destra e alla sinistra di chi regge lo scudo davanti a sé) è posta una stella, classico simbolo mariano tratto dalle Litanie Lauretane (Stella matutina); è evidente il richiamo alla Vergine Immacolata, nella cui festa liturgica Mons. Dal Cin ha ricevuto l’ordinazione presbiterale, e al Santuario della Santa Casa di Loreto.

Sant’Antonio da Padova è il titolo della Parrocchia d’origine di Don Fabio, Sarmede, e ricorda altresì la Basilica del Santo dove Mons. Dal Cin è chiamato ad essere il Delegato pontificio. Il Santo dei Miracoli nell’iconografia viene sempre rappresentato nell’atto di reggere dei gigli che ne sono quindi divenuti il simbolo. Ecco il motivo per cui, nella parte sinistra della cappa troviamo un giglio in foggia araldica, conosciuto come fleur de lys.

Nella parte centrale dello scudo campeggia un’àncora, da sempre simbolo della Speranza cristiana, la speranza nella vita futura promessa da Dio e la si trova citata nella Lettera agli Ebrei: “Nella speranza infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita…” (Eb 6,19)

L’ancora è qui rappresentata nella foggia di quella dello stemma di San Pio X, il Papa che proveniva dalla marca trevigiana, terra di origine anche di Mons. Dal Cin e ciò vuole costituire un omaggio alla memoria del Santo Pontefice veneto.

Il colore della campitura principale dello scudo è l’oro, il primo tra i metalli preziosi, simbolo quindi della prima delle virtù teologali, la Fede. Il rosso della fune rappresenta la virtù della Carità per la quale si ama Dio e il prossimo fino al martirio. Sono perciò richiamate le tre virtù teologali: fede, speranza e carità.

L’azzurro delle cappe simboleggia l’ascesa dell’anima verso Dio, quindi il cammino delle virtù che si innalzano sulle cose di questa terra verso l’incorruttibilità della volta celeste.